L’Ance, Associazione Nazionale Costruttori Edili, pochi giorni fa ha chiesto ufficialmente alle istituzioni di agevolare l’acquisto di case efficienti dal punto di vista energetico e di rivedere la fiscalità locale relativa agli immobili: è accaduto in occasione dell’audizione che ha visto protagonisti lo scorso 26 gennaio gli esponenti dell’associazione presso la Commissione bicamerale per il federalismo fiscale. Tra le altre istanze che sono state avanzate, si segnala anche l’introduzione della deducibilità da Tasi e Imu, o addirittura la completa esenzione, per alcuni casi specifici, insieme con incentivi volti a stimolare la sostituzione edilizia.
Insomma, la costruzione di case nuove, oltre ad avere riflessi importanti sul piano economico, potrebbe implicare anche un notevole miglioramento sotto il profilo antisismico e sul piano energetico. Entrando più nel dettaglio, l’Ance ha suggerito di prorogare per tre anni, fino alla fine del 2019, la detrazione al 50% dell’Iva che viene pagata per comprare un immobile riqualificato o nuovo di classe energetica B o superiore: lo scopo è quello di agevolare la domanda in direzione dell’acquisto di edifici e abitazioni di nuova generazione. Ma non è tutto: al momento si riscontra una evidente disparità di trattamento tra coloro che comprano una casa nuova o riqualificata direttamente dalla ditta costruttrice, pagando l’Iva sul totale del corrispettivo di vendita al 4 o al 10%, e coloro che acquistano una casa usata da un privato, pagando l’imposta di registro sul valore catastale dell’edificio al 2 o al 9%.
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Le richieste di Ance
Tra le altre richieste di Ance, si segnala la volontà di vedere riconosciuta la detassazione per le permute di abitazioni, con imposta di registro e imposta catastale fisse a 200 euro per l’acquisto di case nuove a fronte della vendita dell’usato, a patto che le ditte di costruzioni rimettano i fabbricati vecchi sul mercato dopo avere rinnovato le loro caratteristiche strutturali ed energetiche.
Il punto focale delle proposte è da individuare, in ogni caso, nella volontà di incentivare per quanto possibile la sostituzione edilizia: il che vuol dire, in sostanza, demolire ciò che già esiste per poi ricostruirlo. Uno degli strumenti ipotizzati a questo proposito è l’ampliamento della detrazione Irpef del 50% che attualmente riguarda solo le ristrutturazioni edilizie e che si desidera venga esteso anche agli interventi di demolizione e di ricostruzione che comportano un incremento dei volumi, sempre a condizione che si verifichi un miglioramento dell’efficienza antisismica e di quella energetica.
Da non dimenticare, in conclusione, la richiesta di introdurre un regime fiscale premiale in relazione al trasferimento di immobili – non solo edifici, dunque, ma anche terreni – per le imprese che svolgono attività di recupero o di costruzione di immobili per poi venderli, a patto che gli immobili comprati vengano usati, nel giro dei cinque anni seguenti, per riqualificare o realizzare edifici con standard energetici elevati. Anche in questo caso, il regime fiscale proposto si baserebbe su un’imposta catastale e un’imposta di registro fisse a 200 euro. Insomma, sembra sempre più evidente che un rilancio dell’edilizia è possibile solo tramite un miglioramento della questione fiscale.