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Cos’è il Piano Regolatore Generale Comunale?
Il Piano regolatore generale comunale è il documento di cui ogni amministrazione locale dispone per definire ciò che si può fare o meno in ambito edilizio e urbanistico. La sua introduzione nazionale risale al 1942. La normativa disciplina il Piano Regolatore Generale, fornendo indicazioni sulla trasformazione del territorio comunale. Contiene le decisioni sulle modalità di crescita e ampliamento di una zona. Si inizia con un’analisi della situazione economica e sociale del territorio e della sua popolazione. Bisogna immaginare il futuro di una città o un paese considerando ogni singolo aspetto. Serve a progettare le opere pubbliche e gli interventi dei privati, regolandoli. Questo è il contenuto del PRGC, da osservare per la costruzione.
Il nome dato al documento, oggi, è Piano Urbanistico Comunale, che è il documento che ha rimpiazzato il vecchio sistema, aggiornandolo alle esigenze di un territorio che cambia molto più velocemente, seguendo le evoluzioni tipiche dell’epoca.
Visto che si tratta di un atto fondamentale, per essere redatto e soprattutto approvato, bisogna seguire un iter articolato in vari passaggi e abbastanza lungo, in termini di tempo. La redazione è compito di professionisti. Il Comune affida l’incarico a una squadra di tecnici che operano nell’ambito dell’edilizia e dell’urbanistica. Ci vogliono quindi un architetto, un ingegnere, un pianificatore, un urbanista, un geologo. Inoltre al gruppo si deve aggiungere un avvocato, perché bisogna inserire regole e riferimenti legislativi. Una volta ultimata la preparazione, il documento viene sottoposto al Consiglio comunale per l’approvazione. In caso la maggioranza sia d’accordo si procede e quindi ci sono 30 giorni di pubblicazione, perché i cittadini lo prendano in visione e trasmettano al Comune le loro osservazioni. Naturalmente anche i consiglieri comunali, prima di approvarlo possono chiedere modifiche.
Se vi sono richieste di modifica, si procede all’esame e quindi eventualmente a cambiare le parti interessate, sempre con un passaggio in Consiglio. Successivamente si invia alla Giunta regionale che deve dare un proprio parere e approvare. Ha 180 giorni di tempo per farlo. Se lo ritiene pò inviare all’ente locale dei rilievi sui contenuti. In questo caso il documento ritorna all’assemblea comunale per un nuovo voto. Se non dovesse essere d’accordo con quanto richiesto dalla Regione, può rinviare il documento con le controdeduzioni. Lo può fare non oltre i 90 giorni previsti dalla legge. Altri 90 giorni saranno quelli a disposizione dell’amministrazione regionale per dare il parere definitivo. Nel periodo in cui le istituzioni territoriali devono decidere, prendono valore sia il piano vecchio che quello nuovo.
All’interno del documento si possono leggere le zone in cui è suddivisa la città, secondo un codice preciso stabilito dalla norma nazionale. La Zona A corrisponde al centro storico, la B alle parti edificate interamente, la C l’area destinata allo sviluppo residenziale, la D è dedicata all’industria e al settore terziario, la E all’agricoltura e la F alle attrezzature che servono alla cittadinanza.
Il Piano regolatore si compone di alcuni allegati, tra cui tavole cartografiche e relazioni che riguardano le leggi, in aggiunta alle tavole delle zone, alle regole attuativi e ai piani particolareggiati. Sono atti specifici che si occupano di singole zone, oppure di progetti di recupero o di investimento.