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Determinazione classe energetica edificio: come viene calcolata?
Una delle ultime novità relative alle abitazioni delle famiglie italiane, è quella della classe energetica. Negli ultimi anni se ne è parlato molto e le lettere che caratterizzano la classe energetica, alla “A+, A, B, C, D, E, F” fino alla “G” sono diventate abbastanza familiari, dato che sono in bella vista sia sui cartelli dei vari cantieri edili, quando si tratta di nuove costruzioni, che sui siti di annunci immobiliari. Una classificazione a norma di legge, che però resta ancora oscura almeno per la parte del calcolo e per i criteri che stabiliscono una classificazione migliore o peggiore.
In effetti, il criterio fondamentale della classificazione non è di difficile comprensione, in quanto tutte le abitazioni sono classificate in base alla loro efficienza energetica, cioè quanti metri cubi di combustibile sono necessari per riscaldare un metro cubo dell’appartamento, nel periodo di un anno.
Un esempio delle diverse classificazioni energetiche è quello di una casa che ha 150 metri quadri di superficie, situata in pianura padana e costruita 40 anni fa. Per questa casa sono necessari circa 3300 metri cubi di gas, che portano ad una spesa di 2.700 euro su base annuale. Una casa delle stesse dimensioni, situata nello stesso luogo, ma costruita in questi ultimi anni, sulla base di quanto previsto dal DPR 412/1993, dotata di infissi isolanti e doppi vetri, consuma solamente 1500 metri cubi l’anno e quindi la cifra necessaria per il riscaldamento si riduce a 1250 euro/anno.
Classe energetica immobile: una questione di geografia
La classe energetica, come evidenziato da uno studio pubblicato da Sos Tariffe.it, dipende anche da un fattore “geografico”, e da uno legato all’isolamento dell’immobile. Il primo aspetto si capisce immediatamente, in quanto il nostro Paese si sviluppa molto in lunghezza dalle Alpi sino alla Sicilia, ed anche alle stesse latitudini esistono delle situazioni ambientali molto diverse tra loro, che influenzano le necessità di riscaldamento e quindi la classe energetica.
Sos Tariffe.it ha preso in esame le abitazioni di quattro aree climatiche molto diverse tra di loro, quella “Alpina”, con riferimento alla città di Bormio, quella “Padana”, con città di riferimento Mantova, quella “Peninsulare”, con riferimento a Viterbo, ed infine quella “Insulare” con riferimento alla siciliana Canicattì. Il risultato che ne è emerso è molto netto e conferma che nelle aree climatiche “meno fredde”, insulare e peninsulare, gli interventi necessari per costruire una casa con una classe energetica alta, sono meno costosi rispetto a quelli nelle aree padana ed alpina. Nelle prime due per ottenere una classe “A”, basta avere un isolamento “moderato”, ottenibile con l’adozione di un cappotto termico e infissi isolanti, mentre nelle altre due è necessario ricorrere a mura “ben isolanti”, come quelle che utilizzano il “calcestruzzo aerato autoclavato”, un cappotto isolante di alta qualità, un isolamento per il soffitto ed infissi del tipo ad alte prestazioni.
Al Nord maggiori consumi
Ad un lato negativo, quello della maggiore spesa, fa peraltro riscontro uno positivo, in quanto gli italiani che abitano nelle regioni del Nord, hanno dei ritorni economici maggiori rispetto a quelli delle regioni del centro e del Sud, dagli interventi una maggiore efficienza energetica. I calcoli effettuati hanno portato a definire che una abitazione di classe A, della superficie di 120 metri quadri, confrontata con una di classe G, della stessa superficie, permette un risparmio intorno ai 1600 euro/anno se è ubicata nelle zone alpine e padane, mentre scende a 1300 euro nella zona peninsulare ed a 980 euro nella zona insulare.
Quando si deve scegliere quali interventi eseguire per migliorare l’efficienza energetica della propria abitazione, Sos Tariffe suggerisce di farlo attraverso l’isolamento termico, e calcola una differenza tra due case simili ma con isolamenti diversi che può arrivare sino a 1000 euro di maggiori spese su base annua.