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Come si calcola il pagamento di IMU e Tasi?
Dal 2011 in poi la normativa riguardante i tributi locali sugli immobili non solo ha previsto pesanti aumenti per le tasche dei cittadini e delle imprese ma si è evoluta di anno in anno, a volte di 6 mesi in 6 mesi, modificando profondamente lo scenario che i contribuenti hanno dovuto affrontare.
Chi deve pagare l’IMU?
È soggetto a tassazione IMU chiunque possieda fabbricati, terreni e aree fabbricabili sul territorio nazionale.
La TASI è dovuta da chiunque
possieda o detenga a qualsiasi titolo un immobile che non sia abitazione principale o terreno agricolo mentre restano soggetti al pagamento i proprietari di beni merce invenduti e di beni strumentali rurali. L’aliquota decisa dall’ente è a carico del proprietario in una percentuale che va dal 70 al 90% mentre la quota restante è a carico dell’utilizzatore.
Questa è solo la regola generale che è suscettibile di molti distinguo spesso a favore del contribuente. Infatti è ampia la casistica di esenzioni e riduzioni da applicare nel momento del calcolo dei tributi.
Dal primo gennaio del 2016
sono esentati dal pagamento della TASI tutti gli immobili considerati abitazione principale, cioè tutti quei fabbricati abitativi di categoria catastale. A in cui vi abiti il proprietario o il titolare di diritto reale, come nel caso dell’usufrutto. Sono esentati anche gli inquilini di abitazioni elette a propria abitazione principale. I proprietari di immobili di lusso con categoria catastale A1, A8 e A9 sono soggetti all’IMU prima casa. Stessa sorte dell’abitazione principale tocca alle pertinenze cioè al box, alla cantina e alla tettoia che potrebbero essere legati all’abitazione principale e che ne seguono l’esenzione o l’aliquota agevolata se legati ad abitazioni di lusso.
I terreni posseduti e condotti da agricoltori professionali, quelli nei comuni montani e semi-montani sono esclusi dal pagamento TASI ed IMU.
In merito alle nuove agevolazioni in vigore dal 2016 particolare attenzione meritano il comodato d’uso gratuito ai parenti in linea retta di primo grado e la locazione agevolata.
Il contratto di comodato d’uso gratuito ai parenti di primo grado consente non solo di utilizzare l’aliquota agevolata prevista dal comune ma di abbattere anche il dovuto del 50%. A fronte di uno sconto tanto consistente ci sono alcune nuove regole da rispettare. Innanzitutto colui che concede in comodato l’immobile deve essere residente nello stesso comune dell’utilizzatore e, oltre all’immobile, può possedere solo la propria abitazione principale. Questi inoltre devono essere genitore e figlio, il contratto deve essere registrato all’Agenzia delle Entrate ed infine presentare la dichiarazione IMU entro il 30 giugno dell’anno successivo.
Per quanto riguarda la locazione agevolata riguarda quei contratti di locazione stipulati in base agli accordi previsti dalla Legge 431/98. In questo caso lo sconto è del 25% del dovuto.
Per riuscire a calcolare correttamente il dovuto alle casse pubbliche occorre effettuare una visura catastale delle proprietà. Da questo documento possiamo estrapolare la maggior parte dei dati necessari per sapere quanto occorre pagare di IMU e di TASI, ovvero:
– tipologia dell’immobile (se si tratta di un fabbricato o di un terreno);
– categoria catastale (dal quale si evince il tipo di immobile);
– rendita catastale dei fabbricati o reddito domenicale dei terreni;
– percentuale di possesso dell’immobile.
A questo punto possiamo calcolare il valore imponibile dell’immobile che è semplicemente la cifra dalla quale partire per calcolare l’imposta dovuta.
Per i fabbricati si calcola rivalutando la rendita catastale del 5% e moltiplicando il risultato per un moltiplicatore fisso diverso a seconda della tipologia: 160 per le unità abitative, 80 per gli uffici, 55 per i negozi e così via.
Per i terreni si utilizza il reddito domenicale, lo si rivaluta del 25% e lo si moltiplica per 135 per i terreni agricoli e si ottiene anche in questo caso il valore imponibile.
Per conoscere quanto dobbiamo pagare è sufficiente dividere il valore imponibile per 1.000 e moltiplicarlo per l’aliquota prevista dall’Ente. Se il valore fosse di € 100.000,00 e l’aliquota dell’ente fosse pari al 10,6 per mille allora il dovuto sarebbe calcolato in questo modo: 100.000,00/1.000*10,60 = € 1.060,00. Il pagamento va effettuato tramite il modello F24.