La certificazione per impianto elettrico è un documento che attesta la conformità degli impianti elettrici di abitazioni private e aziende, secondo quanto stabilito dal Decreto ministeriale 37/2008, evoluzione della Legge 46/90. Tale certificato viene rilasciato dall’impresa che installa l’impianto presso un nuovo edificio o che provvede a modificarlo in fabbricati preesistenti. La certificazione per impianto elettrico a norma va redatta in triplice copia e deve obbligatoriamente rispettare una serie di parametri.
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A cosa serve il certificato di conformità?
Il certificato di conformità degli impianti elettrici (DiCo), chiamato comunemente anche certificazione impianto elettrico, garantisce il rispetto delle norme di sicurezza stabilite dal Decreto ministeriale 37/2008, riguardanti la loro installazione sia presso strutture private che aziendali. Va rilasciato obbligatoriamente dai tecnici che eseguono il lavoro, qualunque sia la tipologia di impianto elettrico interessata. E’ infatti obbligatoria anche per impianti di cancelli e porte automatici, di climatizzazione e riscaldamento, impianti sanitari, scale mobili, montascale e ascensori, impianti del gas e sistemi antincendio.
Come funziona il rilascio della certificazione impianto elettrico?
La certificazione per impianto elettrico, anche detta dichiarazione di conformità (DiCo), viene rilasciata obbligatoriamente dal responsabile dell’impresa che modifica o installa l’impianto. Deve includere non solo la “conformità” in se stessa ma anche alcuni allegati obbligatori.
Per redigere il documento è possibile utilizzare un modello standard pubblicato con il Decreto Legislativo del 19 maggio 2010, che prevede la compilazione di alcuni dati riguardanti la tipologia di impianto, le credenziali del tecnico incaricato dell’installazione, i dati del proprietario dell’abitazione o dell’azienda interessata, l’ubicazione del sistema installato, i materiali usati e le normative vigenti in materia. Comprende inoltre una serie di documenti allegati obbligatori: il progetto o le schema del lavoro, la registrazione dell’impresa coinvolta nell’installazione dell’impianto elettrico presso la Camera di Commercio, l’elenco dei materiali usati.
Il certificato di conformità dell’impianto elettrico va redatto in triplice copia, una per il proprietario, una per il committente, una per lo Sportello Unico dell’Edilizia del Comune in cui si è svolto il lavoro. E’ importante che sia timbrato e firmato sia dal rappresentante legale dell’impresa che dal responsabile tecnico.
Il certificato di conformità è obbligatorio anche in caso di vendita o affitto dell’immobile.
Obbligo certificazione impianti: quando non è obbligatorio?
La certificazione per impianto elettrico esistente non è obbligatoria se l’installazione è avvenuta tra l’entrata in vigore della normativa del 2008 e la legge 46/90 del 1990. Se il certificato rilasciato all’epoca non è disponibile, è sufficiente sostituirlo con una dichiarazione di rispondenza (DiRi), ovvero una descrizione dell’installazione eseguita da un tecnico abilitato.
Gli impianti elettrici realizzati prima dell’entrata in vigore della Legge 46/90 (13 marzo 1990) sono invece ritenuti a norma se provvisti di protezione contro contatti diretti o con interruttore differenziale, sezionamento e protezione contro sovraccorenti posti all’origine dell’impianto.
Un impianto realizzato dopo il 2008 senza Dichiarazione di Conformità non può invece ritenersi a norma se i tecnici hanno rilasciato un DiRi. Va necessariamente ricontrollato per poter redigere un DiCo legalmente valido.
Qual è il costo della certificazione di un impianto elettrico?
Quanto costa certificare un impianto elettrico? Il prezzo dipende dal tipo di lavoro che viene eseguito e dai costi della ditta coinvolta nell’installazione. In generale, per un’abitazione privata intorno ai 100 mq, oscilla fra i 300 e i 400 euro, sempre che non ci siano interventi aggiuntivi da fare. In tal caso il prezzo può aumentare di molto, oltrepassando i 1000 euro.
Un’altra variabile da considerare è il tipo di impianto elettrico da realizzare o sistemare: in un appartamento medio per il riscaldamento i costi oscillano dai 250 ai 300 euro, per una canna fumaria non ramificata si va dai 300 ai 400 euro, per l’impianto del gas da 200 a 400 euro, per i sistemi antifurto dai 100 e 200 euro. Ovviamente questi sono prezzi di massima, che possono variare a seconda dei lavori eseguiti e della zona interessata.